Per l’8 marzo, Giornata Internazionale della Donna

Clicca sull’immagine per ingrandire il testo di Emma Goldman.

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Cena solidale e “Lavorare senza padroni”

Venerdì 2 marzo in via Marconi 345 dalle 20.00

Cena benefit per il progetto di cooperativa degli operai del Cantiere Navale di Trapani e presentazione de “Lavorare senza padroni” di Elvira Corona.

A seguire, dj set con Bit-Break Selecta (d’n’b)

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A Giordano Bruno

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L’emancipazione dei lavoratori

«L’emancipazione dei lavoratori deve essere opera dei lavoratori stessi»
(Associazione Internazionale dei Lavoratori, 1864)

Esprimiamo la nostra adesione e il nostro sostegno all’appello lanciato dai lavoratori del Cantiere Navale di Trapani per la costituzione di una Cooperativa.
L’iniziativa, che noi stessi avevamo chiaramente auspicato e proposto alcuni mesi fa, rappresenta un’opportunità concreta per trovare soluzioni praticabili e alternative a questa vicenda emblematica. Alla desertificazione sociale causata dallo sfruttamento e dai licenziamenti, i lavoratori possono opporre la solidarietà e la cooperazione come elementi qualificanti della loro lotta per il diritto a vivere e lavorare dignitosamente.
Da parte nostra, ci attiveremo il più possibile per sostenere questo progetto.

Gruppo Anarchico “Andrea Salsedo” – Trapani

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RIPRENDERSI IL LAVORO, RIPRENDERSI LA VITA!

APPELLO ALLA SOLIDARIETÀ PER LA COSTITUZIONE DI UNA COOPERATIVA DI LAVORATORI

Negli ultimi quattro mesi appena trascorsi, la nostra lotta per il lavoro e la dignità ha attraversato, allo stesso tempo, momenti di grande difficoltà ma anche di grande speranza.
Abbiamo creato un presidio permanente davanti i cancelli del nostro Cantiere navale e poi abbiamo deciso di salire sulla petroliera che abbiamo costruito con le nostre mani e che era stata lasciata all’abbandono da parte dell’azienda. Nel frattempo, ci siamo organizzati in un collettivo per discutere e ragionare tutti insieme, per condividere i momenti belli e quelli più brutti, per dare corpo alle nostre rivendicazioni. Di fronte ai licenziamenti assolutamente ingiustificati da parte dell’azienda, abbiamo opposto le ragioni del buon senso, l’analisi dei fatti, la volontà di raggiungere soluzioni rispettose del nostro diritto al lavoro e alla vita. In questi mesi ci siamo resi conto che, nelle vertenze per il lavoro, non è possibile e non è dignitoso accettare sempre e comunque accordi al ribasso o finte soluzioni proposte da sindacalisti senza scrupoli che si preoccupano solo degli interessi dei più forti. Proprio per questo abbiamo cercato nuove strade per difendere i nostri diritti attraverso il sindacalismo di base e l’autorganizzazione.
Siamo stati, e continuiamo a essere, perfettamente disponibili a confrontarci in tutte le sedi
preposte per trovare soluzioni adatte a salvaguardare non solo il futuro occupazionale nostro e di tutti i lavoratori del Cantiere, ma anche l’esistenza di una realtà produttiva
importantissima per tutto il territorio. Con l’occupazione della petroliera “Marettimo M.” abbiamo manifestato la nostra rabbia e la nostra determinazione, e abbiamo chiesto
solidarietà a tutta la cittadinanza. Ci sentiamo offesi dalle minacce con le quali l’azienda ci
intima ad abbandonare la nave, e respingiamo ogni accusa rispetto al nostro comportamento: noi non siamo vandali, non siamo criminali, e non vogliamo essere trattati come tali. Questa azienda ha fallito i suoi obiettivi solo e soltanto per la sua incapacità e per una colpevole mancanza di volontà. Noi pensiamo che le responsabilità di un fallimento non possono e non devono ricadere sulle spalle dei lavoratori, delle loro famiglie, e dell’intera città. Noi siamo uomini e donne che hanno a cuore il prodotto della
loro fatica e rivendicano il diritto al lavoro. La nostra volontà è quella di togliere la
ruggine dai macchinari e dalle attrezzature e fare quello che sappiamo fare: LAVORARE NEL CANTIERE NAVALE DI TRAPANI.
Per questo motivo, ci rendiamo conto che solo diventando padroni di noi stessi potremo uscire da questo vicolo cieco. Costituendoci in Cooperativa possiamo sperare nel futuro. In questi mesi abbiamo visto crescere la solidarietà intorno a noi. Ringraziamo dal profondo del cuore tutti quelli che, sin dall’inizio, ci hanno sostenuti: cittadini, associazioni, movimenti, realtà politiche. Ringraziamo i mezzi d’informazione che, a poco a poco, hanno dato voce alla nostra azione. Adesso chiediamo uno sforzo in più: aiutarci a realizzare il nostro progetto di cooperazione e gestione dal basso del nostro futuro. Qualunque contributo, anche piccolo, può essere fondamentale.

Collettivo dei Lavoratori in Lotta del Cantiere Navale di Trapani
FLMU-CUB
Con il sostegno di:
ARCI aMalaTesta – Coordinamento per la Pace – Giovani Comunisti Trapani
Circolo “Mauro Rostagno” PRC Trapani – Gruppo Anarchico “Andrea Salsedo”

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«PIAZZA PULITA» AL CANTIERE NAVALE

Clicca sul link per scaricare il file mp4 dei primi minuti di Piazza Pulita andata in onda giovedi 26 gennaio su La7. Dal minuto 5:50 collegamento in diretta dal Cantiere Navale di Trapani, con interviste agli operai in lotta.

Piazza Pulita _I Ribelli senza Partito_ CNT Cantieri navali

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Da Radio Onda Rossa: le lotte al Cantiere navale di Trapani

La dura lotta al Cantiere Navale di Trapani, il valore dell’autorganizzazione, le prospettive autogestionarie sulla base di importanti esperienze analoghe.

Clicca e ascolta l’intervista rilasciata da un compagno del “Salsedo” a Radio Onda Rossa:

ondarossa_cantierenavale_trapani

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SE NON BASTA LA PETROLIERA, OCCUPIAMO LA CITTÀ INTERA!

Trapani, 19/01/2012

 

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PER I DIRITTI DEI LAVORATORI!

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Uscire dall’ingranaggio

L’immane tragedia familiare del Rione Palme non può che suscitare, oltre all’umana pietà per un evento luttuoso così traumatico, una necessaria riflessione.
Quello che è successo riguarda tutta la collettività trapanese, al di là dei motivi e delle dinamiche private che hanno determinato questa orribile violenza. La cronaca è purtroppo piena di drammi familiari e di cosiddette stragi della follia. La sensazione è che, davvero, qualcosa si sia rotto non solo nelle famiglie ma, più in generale, nel tessuto sociale di tutto il Paese.
Il male di vivere, o comunque lo si voglia chiamare, è qualcosa che riguarda sicuramente la sfera dell’individuo e della sua capacità/incapacità di gestire emotivamente il suo mondo interiore e le relazioni con gli altri. Omicidi efferati e stragi familiari possono certamente maturare in qualunque contesto, ma quando la vita si fa particolarmente dura, e davvero tutto sembra più difficile, il rischio che qualcosa si spezzi irreperabilmente diventa più alto.

La strage del Rione Palme è davvero emblematica. Chi uccide è un uomo. Le vittime sono la moglie, la figlia piccola, la suocera anziana, il cognato disabile. In un solo colpo ci si trova di fronte a una massiccia violenza di genere mischiata alla soppressione di persone oggettivamente deboli e indifese. Chi ha ucciso era disoccupato, prigioniero del gioco d’azzardo, incapace di elaborare e superare la separazione dalla moglie e dalla famiglia. Talmente incapace di ricucire gli strappi della sua vita al punto da distruggere tutto, cose e persone, per poi ammazzarsi.
Il contesto è quello di un quartiere popolare come altri ce ne sono in questa città e in tutto il mondo. Il contesto è quello in cui l’orizzonte esistenziale è soffocato dalla precarietà, dalla mancanza di prospettive, da un’alienazione quotidiana che stritola tutto e tutti. Sarebbe davvero miope additare questo o quel sindaco, questo o quel servizio sociale, per cercare nelle solite “istituzioni assenti” il confortante capro espiatorio sul quale scaricare un senso di colpa collettivo. Le istituzioni sono sempre assenti, per definizione. Esse si limitano a perpetuare lo stato di cose, a fornire – nel migliore dei casi – dei palliativi che a Trapani non ci sono nemmeno.

Il malessere sociale non appartiene solo al Rione Palme, e le sue cause sono strutturali. Quella in cui viviamo è una società del tutto simile a un tritacarne, dove le famiglie rappresentano gli incubatori di un disagio profondo, dove gli individui sono ridotti al rango di ingranaggi di una macchina micidiale. “Produci, consuma, crepa” si diceva un tempo. E oggi che non si riesce neanche più a produrre, e sempre più persone vengono progressivamente espulse dal mercato del lavoro, l’alienazione si fa sempre più intollerabile e si trasforma in desiderio di dominio, in incapacità di comunicare con se stessi e con gli altri, in esercizio disperato della violenza.
I fatti di via Omero rispondono brutalmente alle sterili polemiche dei giorni scorsi a proposito di classifiche sulla qualità della vita a Trapani o nella sua provincia. Di certo, non ci voleva tutto questo sangue e tutto questo dolore per capire come si vive nelle nostre periferie o quale sia il livello di divaricazione tra i pochi che stanno benissimo e i tanti che stanno sempre peggio.
E allora, se tutto questo può avere un senso, pensiamo che fatti di questo genere siano un indicatore allarmante che ci chiama a un’assunzione di responsabilità individuale ancorché collettiva. Bisognerebbe sforzarsi di riparare il tessuto connettivo di questa società ridotta ormai a una poltiglia anomica; si dovrebbe affrontare il degrado dei rapporti umani e sociali riattivando legami di solidarietà e di mutuo appoggio per far fronte al disagio economico ed esistenziale e non sprofondare nella solitudine, a casa come nel quartiere in cui viviamo.
Bisognerebbe ricostruire su queste macerie cambiando completamente punto di vista, rimettendo al centro delle relazioni umane la comprensione, la condivisione e il rispetto.
Se non si esce dall’ingranaggio, restiamo tutti schiacciati.

Gruppo Anarchico “Andrea Salsedo” – Trapani

13/01/2012

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