Abituare il popolo a delegare ad altri la conquista e la difesa dei suoi diritti, è il modo più sicuro di lasciar libero corso all’arbitrio dei governanti.
(Errico Malatesta, 1897)
Conferenze stampa, proclami su internet, alleanze strategiche, propaganda.
La campagna elettorale per le amministrative 2012 è entrata nel vivo, in un quadro politico frammentato e confuso, reduce dai disastri degli ultimi vent’anni di berlusconismo.
La provincia di Trapani non fa eccezione rispetto al resto del paese. La classe politica annaspa con poche idee, tutte confuse. Destra, centro e sinistra sono etichette alle quali gli stessi protagonisti credono poco, incapaci come sono di decifrare una fase sociale, politica ed economica segnata da una crisi strutturale di tutto il sistema. L’unica cosa che conta è ritagliarsi un posto al sole per i prossimi anni, mantenendo o guadagnando per sé (e per i propri amici) i privilegi, il potere, il consenso e l’influenza che la politica di professione può garantire.
Poi, come sempre, ci siamo noi cittadini, noi lavoratori, noi senza potere.
Tutti ci chiedono di votare per questo o quel candidato, e tutti sono pronti a garantire la realizzazione di programmi mirabolanti, promettendo benessere, equità, sviluppo, ordine. Eppure, al di là dei personali convincimenti di ciascuno, è sufficiente guardare la realtà delle cose: i governi – compresi quelli eletti “democraticamente” – non hanno mai lavorato per tutelare gli interessi e la libertà dei popoli che vengono governati.
E questo vale a tutti i livelli.
Le elezioni sono un’illusione di libertà, per tanti motivi. Perché la maggioranza vince e le minoranze sono destinate a soccombere; perché in ogni caso il meccanismo della delega conferisce il potere a una minoranza di individui che decidono per tutti; perché consolidano un sistema gerarchico nel quale la libertà è ridotta al simulacro della rappresentanza istituzionale; perché giustificano il disordine sociale in cui c’è chi ha tutto e chi non ha niente; perché alimentano una casta parassitaria e autoreferenziale di burocrati.
E allora?
Noi anarchici invitiamo all’astensione, al rifiuto della delega, all’assunzione di responsabilità da parte di ciascuno.
L’organizzazione sociale, la produzione e la distribuzione della ricchezza, la cura delle nostre città, l’esercizio delle libertà individuali e collettive, il rispetto dell’ambiente, sono cose troppo importanti per essere delegate a poche persone.
Quello che proponiamo non è il disinteresse di chi diserta le urne per qualunquismo o sterile disaffezione. Il nostro astensionismo è attivo e rivoluzionario perché fa parte integrante di un approccio alternativo alla cura del bene comune, basato sull’autorganizzazione e la gestione diretta delle risorse da parte delle comunità che si autogovernano. Questo è possibile anche partendo dalle cose semplici: dalle assemblee di quartiere all’autoproduzione, dall’erogazione allo scambio solidale di beni e servizi, dalla costruzione di reti di mutuo appoggio alla creazione di organismi di base e di lotta nei quartieri e nei posti di lavoro.
E tanto altro ancora.
Noi non promettiamo niente, e non chiediamo voti. Il nostro programma è quello di sempre, e presuppone l’impegno di ciascuno: costruire libertà e uguaglianza nella solidarietà.
Gruppo Anarchico “Andrea Salsedo” – Trapani
10/04/2012