8 gennaio, in piazza con i lavoratori

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CANTIERE NAVALE, ANCORA IN PIAZZA

NON CI AFFONDERETE!

Cinquantanove lavoratori sono stati licenziati. Cinquantanove famiglie sono finite in mezzo alla strada perché il padrone del Cantiere Navale di Trapani ha deciso di liberarsi di noi e distruggere una delle realtà produttive più importanti di questa città. Un’operazione di macelleria sociale vergognosa che non trova giustificazioni. Le commesse per il Cantiere non sono mai mancate. È mancata, invece, una gestione sana e lungimirante da parte dell’azienda che, adesso, vuole tagliare i costi tagliando i posti di lavoro. Neppure chi, sulla carta, avrebbe dovuto tutelare i nostri diritti, ha fatto qualcosa.

MA NOI NON CI ARRENDIAMO!

Per questo abbiamo preso in mano il nostro futuro e per difendere il nostro lavoro ci siamo costituiti in collettivo autorganizzato. Dopo due mesi di presidio permanente davanti i cancelli del Cantiere, discussioni e assemblee, ci siamo presi quello che è nostro, quello che abbiamo fatto con le nostre mani e i nostri sacrifici: abbiamo occupato la petroliera “Marettimo M.” Siamo sulla nave da più di un mese ormai e abbiamo trascorso il natale e il capodanno lontani dalle nostre mogli e dai nostri figli. Noi non avevamo nulla per cui festeggiare.

Tutte le irregolarità dell’azienda nella gestione del cantiere nel frattempo stanno emergendo, si va dallo sversamento illegale di liquami nocivi alle anomalie nel rinnovo delle concessioni demaniali, ma siamo sicuri che molto altro si scoprirà in futuro. Siamo preoccupatissimi per il nostro avvenire e da ciò scaturisce la nostra determinazione. Non scenderemo dalla nave finché non ci verranno date risposte concrete. Quello che vogliamo è il diritto, conquistato in anni di lavoro e dedizione, a poter vivere una vita dignitosa e garantire sicurezza alle nostre famiglie. La città di Trapani non può permettersi questo sfacelo occupazionale: anche altre aziende minacciano di licenziare, e sarebbe auspicabile che tutti i lavoratori trapanesi si unissero per fare fronte comune contro i ricatti padronali. Noi non vogliamo pagare per colpe che non sono nostre. Per questo manifestiamo e manifesteremo: abbiamo bisogno della solidarietà di tutti, abbiamo bisogno di sentire il sostegno di tutta la città!

Collettivo dei Lavoratori in Lotta del C.N.T.

lavoratoricnt[at]libero.it – cubtrapani[at]libero.it

Con il sostegno di:
Arci aMalaTesta, Giovani Comuniste/i, Coordinamento per la Pace, Gruppo Anarchico “Andrea Salsedo”, Rifondazione Comunista – Trapani

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28 dicembre antirazzista a Trapani

Anarchici in piazza.

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28 dicembre 1999-2011

ORE 15 – PRESIDIO ANTIRAZZISTA DAVANTI IL CENTRO DI IDENTIFICAZIONE ED ESPULSIONE “SERRAINO VULPITTA”
ORE 18 – CONTROINFORMAZIONE ANTIRAZZISTA AL CENTRO STORICO
(VIA TORREARSA ANGOLO CORSO VITTORIO EMANUELE)

Nonostante il trascorrere del tempo, l’anniversario della strage del Centro di Permanenza Temporanea “Serraino Vulpitta” in cui morirono sei immigrati in seguito a un tentativo di fuga, riveste ancora oggi un significato importantissimo (…).

Continua su: http://coordinamentoperlapacetp.wordpress.com/2011/12/22/28-dicembre-1999-2011/

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Dicembre 1969/2011. La strage di Stato e l’assassinio di Pinelli.

Intervista per Radio BlackOut a Paolo Finzi, della redazione di A-rivista, testimone diretto di quei tragici fatti. Leggi e ascolta a questo link:

http://radioblackout.org/2011/12/12-dicembre-19692011-la-strage-di-stato-e-l%E2%80%99assassinio-di-giuseppe-pinelli/

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Da Radio BlackOut: la lotta ai cantieri navali di Trapani

Clicca e ascolta l’intervista a Radio Blackout rilasciata da un compagno del “Salsedo”:

intervista_cantieri_navali_trapani

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UN’ALTRA VITA IN CANTIERE

La vicenda del Cantiere Navale di Trapani (CNT) dovrebbe essere nota, ormai.
Cinquantotto lavoratori sono in cassa integrazione da mesi, e l’unica prospettiva offerta dal padrone è il licenziamento.
È altrettanto noto che le motivazioni ufficiali addotte dall’azienda per giustificare la distruzione di questa realtà produttiva sono del tutto inconsistenti. La crisi del settore non ha mai messo a repentaglio l’esistenza del Cantiere Navale, tanto che le commesse non sono mai state un problema e il lavoro non è mai mancato.
Al contrario, i lavoratori hanno assistito a una gestione aziendale perdente, a un lassismo che ha mandato alla malora strumenti di lavoro e infrastrutture, a un’arroganza padronale senza precedenti.
Il risultato è che, allo stato attuale, il Cantiere Navale versa in condizioni disastrose dal punto di vista finanziario e l’azienda non sa proporre niente di meglio che la mobilità in attesa di tempi migliori. Probabilmente, i “tempi migliori” saranno quelli in cui il padrone potrà esternalizzare la produzione, assumendo a condizioni schiavistiche manodopera poco qualificata, massimizzando i profitti e abbattendo i costi.
Di fronte a tutto questo, il sindacalismo concertativo ha assunto atteggiamenti tristemente conosciuti, da decenni a questa parte, nelle vertenze di tutta Italia: massima apertura alle aspettative padronali, disciplinamento dei lavoratori, autoritarismo nei rapporti tra rappresentanti e rappresentati.
Quella del Cantiere Navale di Trapani poteva essere una storia come tante, con un finale già scritto. Invece, è successo qualcosa di inaspettato.
Dopo mesi di agitazione, trentasei lavoratori hanno rotto con i sindacati e hanno deciso di prendere le decisioni in prima persona. Hanno costituito un collettivo autorganizzato e hanno cominciato a discutere fra di loro, senza burocrati o professionisti della concertazione. Hanno piantato una tenda all’ingresso del cantiere navale costruendo un presidio permanente che dura da più di due mesi. A poco a poco hanno cominciato ad assaggiare il gusto della partecipazione, della solidarietà, del mutuo appoggio. Infine, quando il silenzio ostile delle istituzioni e delle “autorità competenti” si è fatto più assordante, i lavoratori hanno occupato una petroliera, costruita con le loro mani, ormeggiata da mesi al cantiere.

La nostra solidarietà – concreta e disinteressata – agli operai in lotta, fa parte del nostro codice genetico. Siamo anarchici e, in quanto tali, non possiamo che stare al fianco dei lavoratori, degli oppressi, di tutti coloro i quali subiscono un’ingiustizia. Allo stesso tempo, proprio perché anarchici, sentiamo l’esigenza di esprimere il nostro punto di vista e offrire le nostre proposte per cercare soluzioni praticabili.
Noi rispettiamo profondamente il desiderio di stabilità e sicurezza dei lavoratori del Cantiere Navale di Trapani e delle loro famiglie, specialmente in questi tempi di crisi. E non ci scandalizzeremmo se, tra gli stessi lavoratori, nascesse la comprensibile aspettativa di vedere il loro cantiere navale gestito da un soggetto imprenditoriale più capace, più trasparente o più corretto.
Tuttavia, noi non crediamo che ci siano padroni buoni. Al contrario, pensiamo che fino a quando esisterà il lavoro salariato, non ci sarà mai alcuna possibilità di vivere una vita degna di questo nome.
I licenziamenti, la chiusura delle fabbriche, le crisi economiche, sono tutti prodotti del sistema capitalistico e della logica del profitto. Non è possibile sperare di ottenere miglioramenti sostanziali restando nell’ambito di questo recinto angusto dove da una parte c’è chi lavora, e dall’altra c’è chi vive del lavoro altrui.
Questa analisi non può che rafforzare la nostra volontà di realizzare le aspirazioni per le quali lottiamo ogni giorno: l’abolizione della proprietà privata, l’abbattimento di tutti i poteri gerarchici, la costruzione del comunismo libertario.
Ma a dispetto dei nostri detrattori, noi anarchici abbiamo i piedi per terra, e sappiamo che, purtroppo, la rivoluzione sociale non è esattamente dietro l’angolo, tanto meno a Trapani.
Nonostante ciò, pensiamo che i problemi del Cantiere Navale possano comunque essere affrontati con un approccio radicalmente diverso.

Il cooperativismo, se correttamente applicato e ispirato ai suoi valori originari, è uno strumento efficace che permette di riequilibrare le forze in gioco in un sistema capitalistico. I lavoratori, piuttosto che lavorare per gonfiare il conto in banca di un padrone, autogestiscono la produzione superando l’assetto gerarchico dell’azienda per sostituirlo con rapporti di lavoro orizzontali, ispirati, sia per quanto concerne la forma sia per quanto riguarda la retribuzione, ai princìpi dell’uguaglianza e della solidarietà. Quotidianamente, in Italia e nel mondo, migliaia di lavoratori organizzati in cooperative dimostrano che un modo alternativo di intendere il lavoro – libero dai ricatti, dalla speculazione e dall’avidità – è possibile.

La recente storia della cantieristica italiana ci ha offerto esempi molto simili alla vertenza del CNT, risolti, dopo lunghe e logoranti lotte dei lavoratori, proprio con la costituzione di cooperative che, rigettando la logica del profitto a tutti i costi e in nome del mutuo appoggio, hanno permesso la revoca dei licenziamenti e la creazione di nuovi posti di lavoro.
Un esempio lampante, in tal senso, è quello degli operai dei Cantieri Navali “Megaride” di Napoli, i quali, dopo essere stati sfruttati per anni, in seguito alla gestione criminale dell’azienda, ricevettero un giorno la lettera di licenziamento.
Non si arresero e, dopo una lunga lotta – fatta di presidi permanenti e occupazioni – presentarono nei confronti dell’azienda un’istanza di fallimento che, una volta accettata dal giudice, gli diede la possibilità di rilevare il cantiere dopo essersi costituiti in cooperativa. Ancora oggi, i Cantieri “Megaride” sono una florida realtà produttiva.
Anche nel caso del Cantiere Navale di Trapani, l’ipotesi cooperativistica ci sembra una strada percorribile.
Siamo consapevoli che ogni scelta debba tenere conto del contesto in cui matura, e siamo altrettanto coscienti che ogni esperienza ha le sue peculiarità. Tuttavia, è possibile trarre validi spunti di riflessione a partire dal patrimonio di lotte e conquiste portate avanti da altre realtà in altri territori.
Evidentemente, la costituzione di una cooperativa non è una proposta rivoluzionaria.
Si tratta, piuttosto, di un primo passo in direzione di qualcosa di diverso dall’esistente.
E non ci pare poco.

Gruppo Anarchico “Andrea Salsedo” – Trapani

06/12/2011



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NON CI AFFONDERETE! – Foto dal corteo

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CORTEO PER IL LAVORO

NON CI AFFONDERETE!

Cinquantotto lavoratori sotto licenziamento. Cinquantotto famiglie che rischiano di finire in mezzo alla strada perché il padrone del Cantiere Navale di Trapani ha deciso di liberarsi di noi e distruggere una delle realtà produttive più importanti di questa città.
Un’operazione di macelleria sociale vergognosa che non trova giustificazioni. Le commesse per il Cantiere non sono mai mancate. È mancata, invece, una gestione sana e lungimirante da parte dell’azienda che, adesso, vuole tagliare i costi tagliando i posti di lavoro.
Noi non ci siamo mai arresi. Due mesi di presidio permanente davanti i cancelli del Cantiere, discussioni, assemblee, solidarietà. Ci siamo sentiti e continuiamo a sentirci abbandonati da chi, sulla carta, dovrebbe tutelare i nostri diritti. E allora abbiamo preso in mano il nostro futuro e ci siamo costituiti in Collettivo autorganizzato per difendere il nostro lavoro. Su sollecitazione della Prefettura abbiamo persino fatto delle proposte minime – contratti di solidarietà o prolungamento della cassa integrazione – per evitare il disastro della mobilità, ma il padrone vuole solo licenziare.
E allora ci siamo presi quello che è nostro, quello che abbiamo fatto con le nostre mani e i nostri sacrifici: abbiamo occupato la petroliera “Marettimo M.”. Siamo preoccupatissimi per il nostro futuro ma siamo determinati: non scenderemo dalla nave finché non ci verranno date risposte concrete. Quello che vogliamo è il diritto, conquistato in anni di lavoro e dedizione, a poter vivere una vita dignitosa e garantire sicurezza ai nostri figli. La città di Trapani non può permettersi questo sfacelo occupazionale: anche altre aziende minacciano di licenziare, e sarebbe auspicabile che tutti i lavoratori trapanesi si unissero per fare fronte comune contro i ricatti padronali. Noi non vogliamo pagare per colpe che non sono nostre.
Per questo manifestiamo e manifesteremo: abbiamo bisogno della solidarietà di tutti, abbiamo bisogno di sentire il sostegno di tutta la città!

Collettivo dei Lavoratori in Lotta del Cantiere Navale di Trapani

Con il sostegno di:
Arci aMalaTesta
Coordinamento per la Pace
Giovani Comuniste/i
Gruppo Anarchico “Andrea Salsedo”
Rifondazione Comunista Trapani

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CANTIERE NAVALE: NON E’ PIÙ TEMPO DI INDUGIARE

I lavoratori e le lavoratrici del Collettivo dei Lavoratori in Lotta del Cantiere Navale di Trapani, che da settimane si battono contro il loro licenziamento, hanno deciso che non è più tempo di indugiare. Venerdì 25 Novembre hanno occupato la petroliera “Marettimo M.” ed hanno inviato un segnale forte e chiaro a chi, seduto sulle comode poltrone di un consiglio di amministrazione o di qualche palazzo del potere, ivi compresi quelli dei sindacati confederali, ha deciso deliberatamente di ignorarli e abbandonarli al loro destino, crogiolandosi nell’immobilismo più bieco e spietato.

Noi sappiamo, avendo appoggiato la protesta fin dai suoi albori, che questa occupazione non è il sintomo di una esasperazione crescente, peraltro assolutamente legittima, ma al contrario, la prova di una grande determinazione e lucidità, condizione che ha permesso agli operai di mantenere l’unità e la grinta che li hanno contraddistinti fino a questo momento.

Non esiste nessuna differenza tra i lavoratori e le lavoratrici saliti fisicamente sulla petroliera e quelli rimasti in presidio permanente alle porte del cantiere. Parlando con loro lo si capisce immediatamente, sono tutti animati dal medesimo fervore.

In ciò risiede la grande forza dell’autorganizzazione, che nessun sindacalista di professione, politicante o amministratore delegato d’azienda potrà placare con false promesse a cui, finalmente, nessuno crede più.

Noi esprimiamo la nostra solidarietà ai lavoratori del Collettivo e tutto il nostro sostegno all’occupazione, la loro lotta è anche la nostra.

Gruppo Anarchico “Andrea Salsedo” – Trapani

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