DÉJÀ VU AL CANTIERE NAVALE

La storia si ripete: i lavoratori del Cantiere Navale di Trapani sono nuovamente in lotta per rivendicare i loro diritti. Il copione è il medesimo del febbraio di questo stesso anno, quando i 70 lavoratori del cantiere avevano indetto uno sciopero ad oltranza per ottenere gli stipendi arretrati e per riaffermare il loro diritto ad avere un futuro, contro la minaccia costante della mobilità.
In quell’occasione, più per esasperazione che per reale convinzione, gli operai avevano firmato un accordo che, di fatto, non valeva la carta sui cui era stato scritto. La loro attuale situazione ne è la prova. Come in un déjà vu i lavoratori sono nuovamente sull’orlo della messa in mobilità, formula fuorviante per indicare il vero e proprio licenziamento. Anche questa volta gli operai hanno deciso di costituire un presidio permanente per urlare la loro rabbia nei confronti del padrone senza scrupoli che, impunito, dopo averli a lungo sfruttati, vuole disfarsi di loro.
Adesso il timore che dietro le tribolazioni delle lavoratrici e dei lavoratori del cantiere ci sia un tentativo di speculazione è molto più che una sensazione: come si evince dal piano industriale, infatti, l’azienda si ritrova con buco di bilancio di 18 milioni di euro, nonostante le commesse non siano mai venute a mancare. La domanda che sorge spontanea è: dove sono andati a finire tutti questi soldi?
Tutto questo conferma quanto sia cannibalistica e predatoria la logica del capitalismo che, ovunque, genera sfruttamento e sopraffazione.
Nell’esprimere la nostra solidarietà agli operai in lotta del Cantiere Navale di Trapani, ci auguriamo che non ricadano in una trappola simile a quella preparata dalle istituzioni, dai sindacati e dal padronato al momento della firma del primo accordo, e che continuino a confidare nella loro dimostrata capacità di perseverare nella lotta, sempre uniti, coerenti e incrollabili nel rivendicare i loro diritti.

Gruppo Anarchico “Andrea Salsedo” – Trapani

10/10/2011

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