Articolo pubblicato su Umanità Nova n° 31
La Lunigiana, la Val di Vara, le Cinque Terre devastate. Paesi spazzati via dalla furia della natura. Questo è il risultato dell’ennesimo evento catastrofico che colpisce il nostro paese. Non c’è anno che non venga segnato da un evento nefasto che ha come protagonista la natura. Una natura che si ribella alla violenza e alla ferocia con cui l’uomo la saccheggia. Ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria e se questa è la reazione della natura, immaginatevi quanto è brutale l’azione dell’uomo a cui reagisce.
Quest’anno è toccato a questo territorio, la Lunigiana storica, una zona montagnosa a cavallo tra le province di La Spezia e Massa-Carrara. Scatta immediata la macchina dei soccorsi, …dei soccorsi?! Scatta la macchina del controllo del territorio. Immediata, rapida, rapace. L’avvoltoio del business è già pronto a spolpare la carcassa del territorio devastato.
Siamo stati ad Aulla, in provincia di Massa Carrara, e lì la prima sensazione, vedendo questa enorme “macchina” in funzione, la Protezione Civile (?), è di quanto sia inutile. La prova più lampante di quanto lo stato non serva per il cittadino. Efficiente per bombardare paesi a cui rubare petrolio, gas e altre risorse, efficiente per difendere gli interessi delle lobby economico-finanziarie, efficientissimo nel reprime il dissenso e la contestazione popolare, inesistente per aiutare un popolo in difficoltà.
Aulla, una cittadina sotto al fango nella quale vagano un’imponente quantità di mezzi e persone, la maggior parte dei quali non sanno cosa fare. Non ricevono istruzioni, ci dicono, e senza quelle non si possono muovere. La tensione è alle stelle, abbiamo parlato con alcuni abitanti che stanno cercando di ripulire le strade e ci raccontano delle difficoltà che incontrano soprattutto nei rapporti con la Protezione Civile. Molti hanno messo i loro mezzi a disposizione, camion, ruspe, fork-lift, ma devono lavorare quasi di nascosto; alcuni, ci racconta un uomo su un Merlo, un grosso fork-lift, anche con la paura di essere denunciati. Parliamo con un vigile del fuoco chiuso nel suo Bobcat, e ci dice che il suo compito è fare mucchietti di fango e spostarli da un punto all’altro. Mancano però i mezzi con cui portarlo via e non sanno ancora, poi, come smaltirlo.
La frustrazione è grande. E si sfoga con i politici. Venerdì scorso una carovana di autoblu con Matteoli, alcuni politici regionali e i sindaci della Lunigiana si sono presentati in città. Sono stati accolti a badilate di fango (la sindaca di Pontremoli, PdL, se n’è presa una in faccia).
Se questo succede in Lunigiana, ancora peggio dovrebbe essere a Brugnato, Borghetto Vara, Monterosso e Vernazza, zone maggiormente colpite e alle quali non si può accedere se non con permessi della Protezione Civile.
In una situazione simile, Carrara non poteva rimanere immobile.
Abbiamo subito organizzato una raccolta di acqua potabile nella giornata di sabato allestendo due punti di raccolta, uno in piazza Matteotti, sotto la sede storica del gruppo, e uno in piazza Duomo, di fronte alla sede occupata e provvisoria.
La partecipazione è stata alta e a fine serata ce ne siamo trovati quasi 3000 litri, oltre ad altri generi alimentari e offerte in denaro (250,00 €). Durante la raccolta è stato diffuso un volantino a firma dei quattro gruppi che stanno organizzando la solidarietà, il Gruppo Germinal-FAI, il Circolo G. Fiaschi, il Circolo Lodovici Vico e la sezione locale USI/AIT, e nel quale denunciamo i nostri dubbi verso le solite giustificazioni sulla ineludibilità dei disastri naturali e di come le origine di questi eventi vadano ricercate nella pessima gestione che l’uomo fa del territorio. Finché questo stato di cose perdurerà ci saranno sempre alluvioni e disastri naturali che produrranno danni gravi e tragici per la popolazione. E allora si deve cominciare a pensare diversamente la gestione del proprio territorio e della propria vita. Bisogna fermarsi e fare un passo indietro per recuperare un rapporto con la natura non caratterizzato dalla prevaricazione, ma dal riacquisire la capacità di usare intelligentemente e moderatamente le risorse a nostra disposizione.
Bisogna cominciare a parlare di ecologia sociale e autogoverno municipale per creare una alternativa di base sulla gestione del territorio che dia vero potere alla popolazione che possa così riprendere in mano la gestione della propria vita.
Sempre sabato abbiamo contattato un compagno che vive a Mulazzo, altro comune colpito dalla inondazione, e con lui abbiamo coordinato la consegna di quanto raccolto da effettuarsi direttamente alla popolazione.
Domenica mattina siamo partiti, abbiamo fatto anche noi la nostra carovana, non di autoblu, ma di mezzi di fortuna sui quali abbiamo caricato quanto raccolto. Cinque mezzi e dieci compagni, mattina presto siamo partiti alla volta di questi paesi. Abbiamo consegnato tutta l’acqua raccolta nei paesi di Mulazzo, Pozzo e Castagnetoli, a domenica ancora senza acqua potabile. Durante il nostro viaggio in queste zone, attraverso stradine in mezzo ai boschi, perché le strade principali sono inagibili per frane, gli unici incontri che abbiamo fatto con la Protezione Civile sono stati ai posti di blocco che hanno istituito per impedire l’ingresso nei paesi. Alcuni minuti di contrattazione e poi ci hanno lasciato passare.
L’obiettivo della giornata, oltre alla consegna dell’acqua, era quello di prendere contatto con la popolazione per poi concordare ulteriori raccolte in base alle loro richieste.
E così, lunedì mattina, ci è giunta una richiesta di farina e lievito. Nei paesi di Parana e Casa di Loia, sempre nel comune di Mulazzo, su iniziativa del compagno che è in zona, sono stati ripristinati tre forni a legna nei quali verrà fatto pane da distribuire alla popolazione del territorio. Nel primo pomeriggio è partito da Carrara un mezzo con 225 kg di farina, lievito e generi alimentari vari.
Parallelamente ci stiamo coordinando con i compagni del Circolo Binazzi di La Spezia, che stanno operando a Bottagna, all’ingresso della Val di Vara, per portare la nostra solidarietà anche in quelle zone.
Le cose da fare sono ancora molte e siamo solo all’inizio e da Carrara stiamo cercando di coordinare al meglio quello che di solidarietà si può portare con i nostri mezzi e soprattutto con la nostra volontà.
Questo è quello che sanno fare gli anarchici.