LA STORIA DI UNO, LA STORIA DI TANTI

SABATO 20 OTTOBRE dalle 17,00

PRESIDIO ANTIRAZZISTA in piazzetta Saturno a Trapani

Yassin Ramdan Taha ha 26 anni ed è tunisino. Nel suo paese faceva il pittore di appartamenti, e dopo le rivolte e il cambio del regime, come tanti altri, ha deciso di
partire per vivere la sua vita altrove. Ha raccolto i suoi risparmi e si è imbarcato per l’Italia. Dopo essere approdato a Lampedusa, è stato catturato dalle forze dell’ordine italiane e deportato nel Centro di Identificazione ed Espulsione di Milo, a Trapani.
La disumanità di queste strutture, dietro le quali si nascondono lucrosi interessi economici, è stata denunciata innumerevoli volte. All’interno di questi veri e propri lager le persone vengono trattenute fino a diciotto mesi per il solo fatto di essere ritenute clandestine dallo stato italiano e dall’Unione Europea. Diciotto mesi in gabbia solo perché si è immigrati. Roba da impazzire. E infatti le proteste e le rivolte al Centro di detenzione di Milo sono all’ordine del giorno. Vere e proprie battaglie con la polizia, fughe di massa, proteste quotidiane.
Anche Ramdan ha provato a saltare il muro di cinta. È caduto male e si è fratturato i talloni. Lo hanno portato all’ospedale Sant’Antonio Abate e lo hanno operato. Alcuni cittadini e cittadine solidali e antirazzisti si sono mobilitati affinché gli venissero assicurate le cure necessarie. E invece, com’era prevedibile, dopo qualche giorno, nonostante l’impossibilità di camminare, Ramdan è stato riportato al Centro di Identificazione ed Espulsione di Milo, con i talloni fracassati e l’angoscia di vedere i suoi compagni di sventura dare di matto ingoiando pile elettriche o penne e, nel caso di reclusi con problemi psichici, addirittura mangiando le proprie feci; dovendo fare i conti continuamente con il cinismo delle forze dell’ordine e dei gestori del Centro, con lo strazio di vivere come un carcerato per la sola colpa di non avere un permesso di soggiorno.

Gli antirazzisti trapanesi fanno appello a tutta la cittadinanza, a tutte le forze sociali e politiche, ai mezzi di informazione affinché sia fatta luce su questa vicenda e affinché la storia di Ramdan Taha, disgraziatamente simile a quella di molti altri immigrati, serva a rilanciare la necessità di lottare e mobilitarsi costantemente per l’unica soluzione possibile:

– CHIUDERE “MILO” E TUTTI I CENTRI DI IDENTIFICAZIONE ED ESPULSIONE!

– ABOLIRE LE LEGGI RAZZISTE!
(TURCO-NAPOLITANO, BOSSI-FINI E PACCHETTO SICUREZZA)

– LIBERTÀ DI MOVIMENTO PER TUTTE E TUTTI!

Antirazzisti Trapanesi

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