IL CARNEVALE ELETTORALE

Quest’anno il Carnevale avrà una lunga appendice che si concluderà il 24 e 25 febbraio, con la grande farsa delle elezioni politiche per il rinnovo, si fa per dire, del Parlamento e dei Consigli regionali di Lombardia e Molise.
Quelle che sfilano davanti al popolo italiano sono maschere inquietanti e tragiche, che condensano i vizi peggiori della politica: cinismo, ipocrisia, arrivismo.
Bisogna avere una buona dose di spudoratezza nel presentarsi agli elettori come i salvatori della patria dopo aver contribuito a distruggere, pezzo dopo pezzo, quello che rimaneva di questo paese. E ci vuole altrettanta faccia tosta per riempirsi la bocca di appelli alla partecipazione democratica con l’attuale legge elettorale che dà ai partiti il pieno controllo delle liste. Dopo gli scandali e la corruzione che hanno travolto anche la cosiddetta seconda repubblica, i partiti avevano persino deciso di adottare codici etici per non candidare gli “impresentabili”. Puntualmente, molti impresentabili sono rimasti in sella.

La carrellata dei leader che puntano più o meno apertamente a Palazzo Chigi è davvero un incubo a occhi aperti.
mario-montiIl “tecnico” Mario Monti, che tecnico non è mai stato, dopo aver imposto violentemente agli italiani i diktat delle banche e delle élites finanziarie, adesso pretende una legittimazione popolare candidandosi come espressione di un moderatismo paternalista e reazionario.
Silvio Berlusconi, dopo aver devastato il BERLUSCONIpaese con le sue politiche neoliberiste e una gestione quanto mai autoritaria ed egoista del potere, torna a promettere qualunque cosa pur di garantirsi i privilegi ai quali non intende rinunciare, circondato dalla solita corte di leghisti, fascisti e altri soggetti inqualificabili.
pierluigi-bersaniPierluigi Bersani, dopo aver recitato per anni la parte dello zerbino politico alla guida di un’opposizione fasulla e complice, si propone come un leader progressista e assennato, mentre il suo partito viene colto con le mani nella marmellata del vergognoso scandalo Monte Paschi.
Beppe Grillo, dopo essersi accreditato beppegrillocome portavoce di un movimento radicale e anti-sistema, ha svelato la sua essenza autoritaria e populistica fatta di epurazioni, scarsa sensibilità democratica, culto personalistico del leader, e ambiguità post-ideologica nella quale vanno bene tutti, fascisti compresi.
ingroiaAntonio Ingroia, magistrato antimafia, dopo aver esercitato per anni il potere giudiziario, tenta l’ingresso in politica per ridare fiato a una sinistra ridotta ai minimi termini che si affida al culto acritico della legalità, anticamera naturale di ogni ragionamento giustizialista e liberticida. Alla faccia della “rivoluzione”.
Oscar Giannino, giornalista di formazione repubblicana, si butta in politica con proposte ultraliberiste a base di privatizzazioni e smantellamento dello stato sociale: le stesse ricette che ci hanno condotti sull’orlo del baratro. Oscar_Giannino

Queste sono le maschere grottesche che vogliono contendersi il controllo delle nostre vite. In tutte le liste, personaggi della più varia estrazione cercano di entrare nei palazzi del potere italiano.
È piuttosto facile, dal nostro punto di vista, confutare la propaganda di quei politici che chiedono all’elettorato di affidarsi a loro per la risoluzione di tutti i problemi. Il crescente astensionismo e la dilagante sfiducia nei politicanti sono un chiaro segnale di come la gente si sia stancata di loro.
Risulta più difficile, invece, confutare le sirene di quei politicanti che fanno leva su concetti a noi cari come il rifiuto della delega, la partecipazione dal basso, l’orizzontalità delle decisioni, la spinta rivoluzionaria.
In realtà, ci basterebbe sottolineare l’intima contraddizione di chi predica la “rivoluzione” o lo “tsunami” e, nel frattempo, utilizza gli stessi strumenti che si vogliono contestare. Piaccia o non piaccia, se si vota e si manda qualcuno al parlamento, si opera una delega e si affida a qualcun altro il potere di decidere sulla nostra vita. Piaccia o non piaccia, se si aderisce a un partito dove c’è un leader che decide, l’orizzontalità e la partecipazione restano parole vuote.

Di fronte alla campagna elettorale, dunque, bisogna rimanere lucidi. E per rimanere lucidi è necessario comprendere quale sia la posta in gioco.
La crisi economica non è un incidente di percorso, né una maledizione scagliata da chissà quale ira divina. Lo sfacelo sociale nel quale ci dibattiamo discende direttamente dalle bcestrutture di potere che ci hanno sempre governato. Il capitalismo, specialmente nella sua forma finanziaria, è il sistema che ci uccide ogni giorno, che succhia le risorse del pianeta, che ci impoverisce sempre di più. Al vertice di questa piramide sociale ci sono cerchie ristrette di privilegiati, che tengono in pugno la maggior parte della ricchezza disponibile. Questi interessi vengono garantiti da organismi sovranazionali, e le esigenze parassitarie di queste élites economiche sono soddisfatte dalle politiche autoritarie e criminali degli stati. mendicante
Oggi più che mai, chi si candida al governo di una nazione sa perfettamente di entrare in questo meccanismo di potere globalizzato che ha regole molto precise, interessi consolidati da difendere, imperativi da far rispettare.
La vera illusione è quella di credere nella possibilità di riformare le istituzioni dall’interno, o di credere di poter giocare lealmente a un tavolo dove le carte sono truccate ed è previsto che a vincere sia solo il banco.
Nessuno aspirerebbe al potere se questo non procurasse dei vantaggi, prestigio, privilegi. Il potere è, per sua natura, ingiusto e corruttore.
Noi siamo avversi ad ogni forma di potere costituito, perché ogni potere costituito rappresenta una sopraffazione, una violenza, un’ingiustizia. Noi non vogliamo legittimare, con il voto, un sistema basato sullo sfruttamento e sull’oppressione.
logo autogestioneNoi proponiamo una diversa organizzazione sociale che faccia a meno dello Stato e che si basi sul principio della gestione diretta della produzione e della distribuzione egualitaria delle risorse sociali.

Per tutte queste ragioni, alla vigilia di questa nuova scadenza elettorale, noi anarchici invitiamo – come sempre – a non votare, rinnovando il nostro appello all’astensionismo rivoluzionario.
Parafrasando un vecchio scritto, quanto mai attuale, di un anarchico spezzino – Pasquale Binazzi – «la rivoluzione non è la rottura di un vetro, la ribellione sciocca alle guardie in un momento di sbornia, ma è l’azione costante, coscientemente ribelle a tutte le presenti ingiustizie, a tutte le attuali concezioni economiche politiche. Bisogna fare il grande vuoto all’attuale edificio sociale, non bisogna lasciarci assorbire né moralmente né finanziariamente, non bisogna alimentarlo, ma scavargli l’abisso che lo travolga».
L’abisso che travolgerà il potere sarà tanto più profondo quanto più radicate saranno le pratiche alternative di gestione della vita collettiva. Pratiche che non possono essere predefinite, ma che scaturiscono dal confronto, dalla condivisione e dal riconoscimento dei bisogni reali della società.
La libertà e l’uguaglianza nelle quali possono esprimersi al meglio gli esseri umani non si realizzeranno mai mettendo una croce sulla scheda elettorale.
La politica dal basso e l’azione diretta, così come noi le concepiamo, sono praticabili stimolando all’interno delle nostre comunità strutture di partecipazione non mediata, autorganizzate, necessarie tanto alle lotte per i diritti e la libertà, quanto alla costruzione, qui e ora, di un modo diverso, e più umano, di vivere.

Gruppo Anarchico “Andrea Salsedo” – Trapani

08/02/2013

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