SOLIDARIETÀ ALLA VAL SUSA CHE RESISTE!

In Val Susa è in gioco una partita molto importante.
Da una parte ci sono gli interessi privati dei cementificatori e la violenza delle istituzioni; dall’altra parte ci sono le ragioni di un’intera popolazione che difende il suo diritto a vivere in un ambiente sano, contro la devastazione e le nocività.

Da molti anni, governi di destra e di sinistra cercano di imporre in Val Susa la linea per il treno ad alta velocità (TAV). Si tratta di una galleria di 54 km per collegare Torino a Lione, scavata in una montagna pericolosamente piena di amianto. Un’opera faraonica che costerebbe miliardi di euro, non giustificata da ragionevoli previsioni di traffico, dall’impatto ambientale devastante, pensata solo per la circolazione delle merci. Con molti meno soldi, si potrebbe semplicemente potenziare l’attuale linea con la Francia, migliorando i servizi già esistenti per i pendolari e i lavoratori.

I valsusini sono coraggiosi e determinati. Già nel 2005 scacciarono la polizia dalla loro valle, e pochi giorni fa hanno impedito materialmente l’apertura di un cantiere. È una lotta popolare e di massa, che vede impegnate migliaia di persone: gente comune tra presìdi e assemblee, tra solidarietà e autorganizzazione.
I potenti giocano la carta della criminalizzazione parlando di “anarchici infiltrati” nella protesta. In realtà, gli anarchici in Val Susa sono presenti da sempre al fianco della popolazione, sono conosciuti e apprezzati per il loro contributo alla lotta, fanno parte integrante del tessuto sociale che difende a viso aperto il diritto alla vita e alla salute.

Il TAV, il Ponte sullo Stretto e le altre “grandi opere” servono solo a fare arricchire pochi privilegiati con i soldi di tutti i contribuenti.
Al contrario, il vero progresso consiste in servizi pubblici adeguati, in una qualità della vita sostenibile, nella cura dell’ambiente. Lo stato e il capitalismo vanno nella direzione opposta. Bisogna fermarli!

Gruppo Anarchico “Andrea Salsedo” – Trapani
Federazione Anarchica Italiana – Trapani

28/05/2011

Susa, manifestazione No Tav 6/12/2008


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L’amore è un atto di rivolta

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CONTRO MAFIA E STATO, AZIONE DIRETTA!

Cinisi, 9 maggio 2011 – Corteo in ricordo di Peppino Impastato

La mattina del 9 maggio 1978 l’Italia si sveglia con il ritrovamento a Roma del cadavere di Aldo Moro e con quello che i giornali descrissero subito come il “suicidio terroristico” di Peppino Impastato a Cinisi sui binari della ferrovia Palermo-Trapani.

Con una strana coincidenza, si volle subito criminalizzare la morte di Impastato descrivendola come l’involontario suicidio di un “terrorista rosso” che fatalmente – proprio quel giorno – decideva di abbandonare la sua prassi di lotta al sistema per commettere un attentato dinamitardo.
L’evoluzione delle indagini e la successiva sentenza finale, emessa significativamente dopo 20 anni, hanno poi confermato quello che è stato sempre sostenuto da chi lo conosceva e dai suoi compagni di lotta: Impastato è stato ucciso dalla mafia.

Le modalità con cui l’assassinio di Impastato venne abilmente camuffato, la coincidenza temporale con il ritrovamento del corpo di Moro e le coperture istituzionali che a tutti i livelli hanno ostacolato la ricerca della verità su entrambi gli episodi, sono tutti attrezzi del mestiere che lo stato ha sempre utilizzato per portare a compimento le sue strategie di dominio. Nella prassi del potere politico, la mafia ha sempre avuto un ruolo assolutamente organico alle istituzioni: una compenetrazione grazie alla quale la Sicilia è ancora oggi terra di conquista del potere, ostaggio del ricatto capitalista e del terrorismo mafioso.
La lotta alla mafia espressa da Impastato era la lotta di un militante comunista ed era concretamente proiettata al cambiamento sociale. Niente a che vedere con il ritualismo legalitario con cui oggi si tende a riscrivere la storia della Sicilia e di chi ha lottato contro la mafia autonomamente. La legalità in quanto tale è un simulacro vuoto su cui non si può e non si deve appiattire l’azione antimafia perché la legge dello stato è sempre frutto dei rapporti di forza tra le classi e, dunque, esprime gli interessi di chi detiene il potere politico ed economico. Ecco perché mafia e stato sono facce di una stessa medaglia, e tutti quelli che sono stati ammazzati dalla mafia sono sempre stati ammazzati prima dalla politica e dall’isolamento in cui le istituzioni li hanno strumentalmente lasciati.

Oggi siamo qui non solo per rinnovare il nostro omaggio a Peppino Impastato, ma per rilanciare la mobilitazione contro l’assedio della mafia e dello stato; contro la deriva autoritaria e fascista del paese a causa della quale, proprio in nome della legalità, si bombarda il popolo libico, si costruiscono tendopoli-lager per immigrati, si partoriscono provvedimenti sempre più repressivi e liberticidi. Solo attraverso l’azione diretta di massa e la lotta di classe libertaria sarà possibile respingere l’offensiva di tutti i poteri e far rinascere quella coscienza collettiva ispirata alla solidarietà, alla libertà, all’uguaglianza.

COORDINAMENTO ANARCHICO PALERMITANO
GRUPPO ANARCHICO “ANDREA SALSEDO” – TRAPANI

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Primo Maggio a Lido Valderice

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Primo Maggio

A dire il vero, non c’è molto da festeggiare. Il mondo del lavoro, è devastato dalla crisi e dalla precarizzazione: sempre meno diritti e sempre più sfruttamento, aziende che chiudono per trasferirsi in altri paesi dove la manodopera costa meno, diffusa mancanza di sicurezza e frequenti incidenti mortali sui posti di lavoro.
In questi anni, a causa di governi di destra, di sinistra, e di un sindacalismo compiacente, sono stati fatti giganteschi passi indietro in termini di diritti e libertà, ma i lavoratori sembrano quasi rassegnati alla logica assassina del capitalismo.
Eppure, la macelleria sociale è sotto gli occhi di tutti: in nome del profitto, aumenta il divario tra chi ha troppo e chi non ha niente, mentre la crisi distrugge le vite di tutti.

Nel nostro territorio, la disoccupazione morde ferocemente, l’economia è sempre più depressa, lo sviluppo turistico è un miraggio utile solo a chi può permetterselo. Intanto, i caccia decollano da Birgi per fare la guerra e ingrassare le industrie di armi e del petrolio, mentre il governo continua a considerare Trapani una prigione a cielo aperto con il campo di internamento di Kinisia, nuovo lager per immigrati.

È evidente che così non può continuare.
Bisogna riprendere con forza le lotte per i diritti fuori e dentro i luoghi di lavoro, ma questo non è sufficiente.
La libertà e  i miglioramenti che si possono conquistare sono fondamentali solo se si guarda un po’ più in là.
Per tornare a vivere, bisogna uscire dal capitalismo, appropriarsi dei mezzi di produzione, liberare il lavoro, autogestire la produzione, unire le forze tra lavoratori italiani e stranieri. Quando nacque la Festa del Lavoro, tante conquiste sembravano impossibili. Riproviamoci!

GRUPPO ANARCHICO “ANDREA SALSEDO” – TRAPANI

gruppoanarchicosalsedo@gmail.com

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PRIMO MAGGIO – storia di una ricorrenza

Clicca sulle immagini, e leggi la storia del Primo Maggio.

 

 

 

 

 

 

 

 

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I CONFINI DELL’UMANITÀ

Mentre alcuni noti esponenti della Lega Nord invocavano la violenza e la lotta armata per sparare a vista sugli immigrati, due donne sono morte annegate proprio davanti gli scogli di Pantelleria. Forse, i morti sono anche di più. Adesso quei criminali in doppiopetto saranno contenti.
Dal 1988 sono almeno quattordicimila gli immigrati che hanno perso la vita a causa della feroce impenetrabilità dei confini europei. Donne e uomini morti in fondo al mare, o nel deserto dopo essere stati deportati con voli speciali (magari proprio dall’Italia), oppure asfissiati nei tir, per superare i confini orientali.
In questa Europa circondata dal filo spinato in cui gli immigrati servono solo come clandestini da sfruttare e terrorizzare, le leggi razziste continuano a produrre orrore su orrore rendendo impraticabile ogni opportunità di vita e di libertà. Non bastavano i Centri d’Identificazione ed Espulsione, i nuovi lager della democrazia: oggi in Italia ci sono anche le tendopoli, per creare l’emergenza che non c’è, per esasperare gli immigrati calpestandone ancora la dignità, per rendere normale e giustificabile ciò che è al di fuori di ogni umanità.
Eppure, l’umanità continua a vivere nelle fughe da Kinisia, nelle proteste di Birgi per impedire la deportazione, nella rivolta di Lampedusa per rivendicare la libertà.
L’umanità continua a vivere nelle lotte per l’uguaglianza, mentre c’è chi sparerebbe su donne e bambini stipati in un barcone.
L’umanità vive in chi si batte per la solidarietà e l’internazionalismo, contro quelli che alimentano l’odio e il razzismo.
L’umanità vive nell’impegno per la libertà di tutti contro ogni frontiera, quando c’è chi pensa solo a erigere muri.
Tu da che parte stai?

Gruppo Anarchico “Andrea Salsedo” – Trapani

14/04/2011


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Trapani – Nasce il Gruppo Anarchico “Andrea Salsedo”

Di seguito il documento costitutivo del Gruppo Anarchico “Andrea Salsedo”

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Al movimento anarchico di lingua italiana

Siamo lieti di annunciare che si è costituito a Trapani il Gruppo Anarchico “Andrea Salsedo”. Già da molto tempo, infatti, sentivamo l’esigenza di concretizzare il nostro percorso libertario con un aggregato organizzativo capace di esprimere le istanze di libertà, uguaglianza e solidarietà che fanno parte integrante del patrimonio ideale dell’anarchismo. In particolare, il Gruppo Anarchico “Andrea Salsedo” si ispira ai princìpi espressi dal Congresso dell’Internazionale Antiautoritaria di St. Imier del 1872, che riconosciamo come momento fondativo del Movimento anarchico politicamente inteso.

Perché essere anarchici

Il pensiero anarchico esprime l’universale aspirazione alla libertà di ogni individuo poiché è nella libertà che ciascun essere umano può realizzare pienamente se stesso riconoscendo nella libertà altrui la condizione e la conferma necessarie per la propria libertà. In questo senso, la libertà e l’uguaglianza sono i valori fondanti dell’anarchismo, e il loro cemento è la solidarietà.
Al contrario, il potere – in tutte le sue molteplici forme – impedisce il pieno dispiegamento delle potenzialità umane, perché nega la libertà degli individui e delle comunità.

Essere anarchici è una sfida urgente e necessaria, oggi più che mai.
Sono sotto gli occhi di tutti, infatti, le condizioni di estremo disagio in cui versa il mondo intero, da un punto di vista sociale, economico, ambientale, esistenziale. Le disuguaglianze lacerano l’umanità in maniera drammatica. Una ristretta minoranza di privilegiati detiene il possesso della stragrande maggioranza delle risorse costringendo miliardi di esseri umani allo sfruttamento e alla miseria. Tali disuguaglianze si cristallizzano nella gestione del potere politico attraverso il quale le classi privilegiate sanciscono e perpetuano il loro dominio.
Gli stati e il capitalismo restano, oggi come ieri, i cardini dell’oppressione dell’uomo sull’uomo. L’insostenibilità di un sistema basato su questa organizzazione politica ed economica è dimostrata quotidianamente dalle tragedie di cui soffre il Pianeta. Gli stati e il capitalismo generano, per la loro stessa natura, le guerre, il terrorismo, i conflitti, i massicci flussi migratori dal Sud al Nord del mondo, l’inquinamento, la devastazione ambientale, il depauperamento delle risorse, i cambiamenti climatici, l’invivibilità delle metropoli, la distruzione delle campagne, la disoccupazione, la precarietà, l’impoverimento di vasti strati della popolazione, il crescente autoritarismo nei rapporti sociali, la repressione del dissenso, la militarizzazione dei territori, e molto altro ancora.
Non meno pericoloso e invasivo è il ruolo di tutte le istituzioni religiose che, con la pretesa di imporre le loro verità assolute e metafisiche, plagiano le persone, negano l’autodeterminazione degli individui, plasmano la società, mortificano la libertà di coscienza, alimentano i contrasti tra le comunità umane, erigono i muri dell’intolleranza, sfruttano la pretesa influenza morale dei loro esponenti garantendone tutele e privilegi politici ed economici.

Perché essere anarchici a Trapani

La presenza degli anarchici a Trapani non è un fatto episodico che nasce dal nulla. Da più di dieci anni, infatti, gli anarchici offrono in questo territorio il loro contributo costante nelle lotte, nelle iniziative e nelle analisi su temi di stringente attualità come l’antirazzismo, la difesa del mondo del lavoro, l’antimilitarismo, l’antifascismo, l’antimafia, le questioni di genere. Quello in cui viviamo è un territorio in cui la violenza e l’arroganza del potere si dispiegano ogni giorno. Trapani è una città dall’economia sostanzialmente depressa, dove una borghesia reazionaria tiene saldamente le redini della vita politica ed economica con l’unico obiettivo di garantire per sé ogni privilegio e alimentare nell’opinione pubblica un’attitudine conservatrice e refrattaria al cambiamento. La carta del turismo, spacciato come mirabile volano dell’economia cittadina, è stata giocata per favorire gli interessi dei grandi proprietari attraverso la speculazione immobiliare e la trasformazione del centro storico in un “salotto buono” blindato a uso e consumo dei turisti, ma svuotato delle sue antiche peculiarità aggregative, sociali e produttive. All’ombra dei riflettori, il resto del territorio urbano fotografa l’oscena divaricazione tra chi ha troppo e chi ha troppo poco: i quartieri periferici e popolari, poco più che dormitori a cielo aperto, sono abitati da persone che a fatica riescono a mettere insieme il pranzo con la cena, mentre i servizi sociali sono drammaticamente carenti a fronte di un disagio sempre crescente. Le aree verdi in città sono praticamente assenti, e la cementificazione del territorio è l’unico orizzonte verso il quale si muovono gli interessi della classe politica, minacciando di volta in volta il porto, le zone umide, la campagna circostante. Trapani, città di frontiera della “Fortezza Europa” che una stolida retorica dipinge come snodo virtuoso di un Mediterraneo solidale, è invece mortificata da anni dalla presenza di un Centro d’Identificazione ed Espulsione per immigrati, il “Serraino Vulpitta”, che presto sarà sostituito da un più grande e terribile campo d’internamento in contrada Milo che dà la misura dell’intrinseca violenza del razzismo di Stato. Uno Stato che in questo territorio manifesta da sempre la sua forza militare con la presenza della caserma cittadina e della base Nato di Birgi, uno degli avamposti più importanti del sistema militare atlantico. Questo stato di cose è naturalmente benedetto dalla Chiesa locale, un’istituzione saldamente radicata nel tessuto sociale attraverso le parrocchie, le associazioni, e tutte quelle strutture che garantiscono il pieno controllo degli individui secondo i dettami delle gerarchie cattoliche. Come una cappa, invisibile solo agli occhi di chi non vuol vedere, aleggia su tutto la presenza della mafia, una mafia dei salotti che può contare su una borghesia complice e un’omertà diffusa: un potere assolutamente compenetrato al sistema di dominio che plasma questo territorio condizionandolo culturalmente, politicamente ed economicamente.

Cosa vogliamo

Quello che vogliamo è un cambiamento profondo e radicale dell’organizzazione sociale, un processo rivoluzionario che parta dal basso ponendosi in netta antitesi nei confronti di tutto ciò che, a Trapani come ovunque, impedisce il progresso umano e calpesta la piena uguaglianza e la concreta emancipazione degli individui.
Non è una scommessa facile, ma – essendo anarchici – ne siamo perfettamente consapevoli e, assai modestamente, daremo il nostro contributo. Il nostro impegno sarà rivolto alla promozione della cultura e della prassi libertarie intervenendo sulle questioni sociali e politiche attraverso l’azione diretta improntata – con chiarezza e a viso aperto – all’autogestione, all’autogoverno, alla cooperazione, all’orizzontalità delle decisioni, alla promozione di pratiche che valorizzino l’autorganizzazione delle donne e degli uomini al di fuori e contro la logica della delega. Il nostro impegno sarà rivolto alla diffusione dei valori della libertà, lottando per l’uguaglianza, per la solidarietà tra i popoli, contro ogni fascismo e ogni discriminazione. Cercheremo di creare spazi di libertà nell’informazione, nella produzione e nella distribuzione, nella cura del territorio.
Saremo aperti, com’è naturale per le anarchiche e gli anarchici, al confronto con tutte le forze sociali e politiche sinceramente progressiste che vorranno rapportarsi con noi in maniera leale e trasparente, nel rispetto delle reciproche differenze, condividendo quegli ambiti di intervento in cui sia valorizzata l’autonomia degli individui e dei gruppi sociali.
Ma prima di tutto, saremo aperti alle donne e agli uomini di questa città, agli oppressi, ai lavoratori, agli studenti, a tutti coloro che vorranno in prima persona, qui e oggi, gettare le basi per una società più equa, libera, solidale e vivibile. «Noi vogliamo per tutti pane, libertà, amore, scienza».

Gruppo Anarchico “Andrea Salsedo” – Trapani

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Brevi cenni biografici su Andrea Salsedo

L’anarchico Andrea Salsedo nacque a Pantelleria, il 21 settembre 1881. Nei primi anni del Novecento sull’isola venivano confinati molti militanti rivoluzionari – socialisti, repubblicani, anarchici – e, tra questi, Luigi Galleani. A Pantelleria, l’anarchico Galleani fondò un Circolo Sociale, una specie di scuola popolare frequentata da alcuni giovani panteschi, nella quale si potesse innanzitutto imparare a leggere e scrivere, e si potesse discutere di politica, anarchia e radicalismo sociale. Andrea Salsedo diventò uno dei più assidui frequentatori di quella scuola popolare. Dopo aver frequentato le scuole tecniche, per qualche tempo Salsedo lavorò come scrivano presso la locale pretura, dalla quale venne licenziato per le sue idee anarchiche. L’11 novembre 1900 subì un primo processo, senza conseguenze, per una corrispondenza pubblicata sull’Avvenire Sociale di Messina. Durante le elezioni amministrative del 1902 svolse attiva campagna astensionista affiggendo dei manifesti ai muri delle case di Pantelleria. Collaborò al periodico La Falange di Marsala-Mazara, fatto chiudere d’autorità, dopo soli quattro numeri, il 30 gennaio 1904.
Dopo aver vissuto a Tunisi, Andrea Salsedo partì per gli Stati Uniti d’America, giungendo a New York nel 1906. Proprio qui ritrovò Luigi Galleani. I due lavorarono a un progetto di informazione alternativa per gli anarchici newyorkesi, la rivista Cronaca Sovversiva. In seguito, Salsedo – ormai stabilmente residente a New York – divenne tipografo, editore e sindacalista.
Insieme ad altri anarchici e antimilitaristi italiani, Andrea Salsedo fuggì in Messico per sottrarsi alla chiamata alle armi. Al suo rientro negli Usa, il 25 febbraio del 1920, in un clima di feroce repressione nei confronti dei militanti di sinistra, gli agenti dei servizi segreti lo arrestarono per interrogarlo su alcuni opuscoli di propaganda.
Salsedo (a cui fu negata la possibilità di telefonare al proprio avvocato) fu trattenuto e sottoposto per mesi a interrogatori, nei quali – secondo la testimonianza di un altro fermato – subì violenze e torture. Il 3 maggio 1920 fu scaraventato dal quattordicesimo piano del Park Row Building, il grattacielo dove si trovavano gli uffici del Ministero della Giustizia. Il caso fu archiviato come suicidio (una storia tragicamente analoga a quella del ferroviere anarchico Pino Pinelli, morto innocente nei locali della questura di Milano nel 1969, dopo la strage di Stato di piazza Fontana).
Per fare luce sulla morte di Salsedo, si mobilitarono anche Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, anarchici italiani emigrati negli Usa che, poco prima di tenere un comizio sul caso Salsedo, furono arrestati per un crimine mai commesso. Nel 1927 Sacco e Vanzetti furono giustiziati sulla sedia elettrica, e solo nel 1977 Michael Dukakis, governatore dello Stato del Massachusetts, riconobbe ufficialmente le ingiustizie commesse nel processo, riabilitando completamente la memoria di Sacco e Vanzetti.

Trapani, febbraio 2011

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