Trapani, foto serata anticlericale

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Giovedì 28 febbraio, serata anticlericale al Circolo Libertario

anticlericale_tp Giovedì 28 febbraio 2013 alle ore 20, Joseph Ratzinger rinuncerà ufficialmente al pontificato e lascerà la Basilica di San Pietro.
Nello stesso momento, il Circolo Libertario di viale Regione Siciliana 115 a Trapani aprirà le sue porte per un aperitivo e brindisi anticlericale a base di strozzapreti in salsa piccante e birra “infernale”.
Seguirà, alle 21.00, la proiezione del film-documentario satiricoReligiolus – Vedere per credere” – di Larry Charles, con Bill Maher (2008).
La serata, organizzata dal Gruppo Anarchico “Andrea Salsedo”, è dedicata alla libertà di pensiero, alla laicità e al rifiuto di ogni dogma.
Un appuntamento da non perdere, anche perché capita una volta ogni… dimissione di papa!

Di seguito, una breve analisi sulle dimissioni di Papa Benedetto XVI

PIETRO DELLO SCANDALO

Indubbiamente si tratta di un evento eccezionale. Papa Benedetto XVI, al secolo Joseph Ratzinger, rinuncia al suo incarico e si dimette.
Ufficialmente, Ratzinger ha riconosciuto che le sue forze, per l’età avanzata, «non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino».
In un momento in cui tutti fanno a gara per tributare omaggi e riconoscimenti al Papa dimissionario e alla sua scelta coraggiosa, ci sembra opportuno ricordare alcuni elementi utili a una valutazione più completa del personaggio.
Ricorderemo quello di Ratzinger come un pontificato conservatore e reazionario, certamente in linea con le attitudini politiche di quello che è stato, per anni, il prefetto della Congregazione per la dottrina della fede (organismo che discende direttamente dalla criminale e famigerata Santa Inquisizione).
Proprio nel 1986, Ratzinger firmò il documento intitolato Cura pastorale delle persone omosessuali, in cui si definisce l’omosessualità come “condizione oggettivamente disordinata”.
Più tardi, nel 2001, Ratzinger scrisse l’epistola De Delictis Gravioribus rivolta ai vescovi e ad altri membri della gerarchia della Chiesa cattolica. Il documento gli costò la citazione in giudizio di un tribunale del Texas perché accusato di “ostruzione della giustizia”. Secondo l’accusa, quell’epistola della Congregazione avrebbe potuto favorire la copertura di prelati pedofili negli Stati Uniti. Nel 2005 Ratzinger, ormai Papa, se la caverà con l’immunità diplomatica, in quanto capo di stato.

Durante il pontificato, Benedetto XVI si è più volte scagliato contro il relativismo e contro ogni visione laica e libertaria dei rapporti umani.
Nel 2005, Ratzinger sosteneva categoricamente che «le varie forme odierne di dissoluzione del matrimonio, come le unioni libere e il “matrimonio di prova”, fino allo pseudo-matrimonio tra persone dello stesso sesso, sono espressioni di una libertà anarchica, che si fa passare a torto per vera liberazione dell’uomo».
Per recuperare i rapporti con la parte più retriva e pericolosa della Chiesa cattolica, Ratzinger ha riportato in auge la messa in latino fino a revocare, nel 2009, la scomunica a quattro sacerdoti fondamentalisti lefebvriani (uno dei quali, il britannico Williamson, è un antisemita negazionista).

Nel Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica, Benedetto XVI ha condannato tutto ciò che va contro la morale sessuale cattolica, mettendo sullo stesso piano lo stupro e la masturbazione, la pornografia e la contraccezione.
Ovviamente, questo Papa non ha mancato di scomunicare l’inseminazione e la fecondazione artificiale fino a condannare esplicitamente, nel 2009, l’uso del preservativo contro l’Aids, affermando che il profilattico «non serve a risolvere il problema».
L’oscurantismo sessuofobico del Papa dimissionario non è riuscito però a salvare il Vaticano dagli scandali sessuali legati alla pedofilia. Dall’Irlanda agli Stati Uniti, dal Sudamerica all’Asia, si sono moltiplicate le denunce, le proteste delle associazioni di vittime, le ammissioni più o meno parziali di prelati che per anni hanno abusato di bambini e seminaristi all’ombra delle sagrestie.
Poi, l’anno scorso, il Vaticano è stato travolto dallo scandalo sulle fughe di documenti riservati, dall’arresto del maggiordomo del Papa, dalle indiscrezioni sulle lotte intestine all’interno della Chiesa per la supremazia, e sulla gestione allegra degli appalti e dei fondi della segreteria di Stato.

Insomma, le dimissioni di Joseph Ratzinger sono sintomatiche della grave crisi politica in cui si agita il Vaticano. La vecchiaia del Papa ci pare un argomento davvero poco consistente per giustificare una decisione così grave. Molto più probabilmente, Ratzinger preferisce avere le mani libere per contribuire alla sua successione e ripristinare, per quanto possibile, quelle condizioni di equilibrio necessarie a tenere in piedi una delle organizzazioni più potenti, ricche e senza scrupoli della storia dell’umanità.

Gruppo Anarchico “Andrea Salsedo” – Trapani

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NO MUOS – Comunicato del 16/02/2013

SOLO CON I BLOCCHI SI È RIUSCITI A FERMARE I LAVORI

Apprendiamo dalla stampa che ieri 15 febbraio 2013, durante un colloquio telefonico tra il console Usa a Napoli Donald L. Moore e il presidente della Regione siciliana Rosario Crocetta, il diplomatico avrebbe comunicato la decisione delle autorità militari statunitensi di “sospendere il trasporto di materiali e operai” nel cantiere di contrada Ulmo dove sono in corso i lavori d’installazione di uno dei quattro terminali terrestri del MUOS, il nuovo sistema di telecomunicazione satellitare della Marina Usa (…).
Le dichiarazioni del console giungono dopo che il Movimento NO MUOS ha intensificato nelle ultime giornate le attività di presidio e blocco degli ingressi all’installazione militare Usa a seguito dell’arrogante e irresponsabile atteggiamento delle autorità militari Usa di Sigonella che hanno sempre rifiutato il confronto con le realtà e i soggetti che da anni si oppongono al MUOS e che nei giorni scorsi non hanno accettato la documentazione sulla revoca inviata dall’assessorato regionale all’ambiente e territorio(…).

Leggi il comunicato per intero qui:

http://www.nomuos.info/solo-con-i-blocchi-si-e-riusciti-a-fermare-i-lavori-di-completamento-del-muos/

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MUOS – Spediti ai militari Usa i documenti di revoca

Il procedimento di revoca delle autorizzazioni per la costruzione del MUOS a Niscemi è stato firmato e inviato alle autorità militari USA e italiane.
Da un punto di vista formale, si tratta di un risultato concreto che scaturisce dalla determinazione della popolazione niscemese, dei comitati No Muos della Sicilia, e di tutte le realtà che hanno esercitato una pressione costante per ostacolare e impedire la realizzazione di questa micidiale infrastruttura bellica e costringere il governo siciliano a prendere i dovuti provvedimenti.
Ovviamente, la partita resta aperta. Intanto, i blocchi continuano così come la “revoca dal basso” che i cittadini mettono quotidianamente in pratica.
Una scuola di partecipazione diretta, quella di Niscemi, che scrive ogni giorno pagine importantissime.

Clicca per ingrandire e leggere il documento di revoca:

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SUL SUICIDIO DI GIUSEPPE BURGARELLA

Esprimiamo il nostro più sincero cordoglio ai famigliari di Giuseppe Burgarella, operaio trapanese suicidatosi pochi giorni fa.
Il suicidio di Burgarella è un fatto tragico che si impone, in maniera devastante, alla coscienza e alla riflessione di tutti (…).

http://coordinamentoperlapacetp.wordpress.com/2013/02/12/sul-suicidio-di-giuseppe-burgarella/

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IL CARNEVALE ELETTORALE

Quest’anno il Carnevale avrà una lunga appendice che si concluderà il 24 e 25 febbraio, con la grande farsa delle elezioni politiche per il rinnovo, si fa per dire, del Parlamento e dei Consigli regionali di Lombardia e Molise.
Quelle che sfilano davanti al popolo italiano sono maschere inquietanti e tragiche, che condensano i vizi peggiori della politica: cinismo, ipocrisia, arrivismo.
Bisogna avere una buona dose di spudoratezza nel presentarsi agli elettori come i salvatori della patria dopo aver contribuito a distruggere, pezzo dopo pezzo, quello che rimaneva di questo paese. E ci vuole altrettanta faccia tosta per riempirsi la bocca di appelli alla partecipazione democratica con l’attuale legge elettorale che dà ai partiti il pieno controllo delle liste. Dopo gli scandali e la corruzione che hanno travolto anche la cosiddetta seconda repubblica, i partiti avevano persino deciso di adottare codici etici per non candidare gli “impresentabili”. Puntualmente, molti impresentabili sono rimasti in sella.

La carrellata dei leader che puntano più o meno apertamente a Palazzo Chigi è davvero un incubo a occhi aperti.
mario-montiIl “tecnico” Mario Monti, che tecnico non è mai stato, dopo aver imposto violentemente agli italiani i diktat delle banche e delle élites finanziarie, adesso pretende una legittimazione popolare candidandosi come espressione di un moderatismo paternalista e reazionario.
Silvio Berlusconi, dopo aver devastato il BERLUSCONIpaese con le sue politiche neoliberiste e una gestione quanto mai autoritaria ed egoista del potere, torna a promettere qualunque cosa pur di garantirsi i privilegi ai quali non intende rinunciare, circondato dalla solita corte di leghisti, fascisti e altri soggetti inqualificabili.
pierluigi-bersaniPierluigi Bersani, dopo aver recitato per anni la parte dello zerbino politico alla guida di un’opposizione fasulla e complice, si propone come un leader progressista e assennato, mentre il suo partito viene colto con le mani nella marmellata del vergognoso scandalo Monte Paschi.
Beppe Grillo, dopo essersi accreditato beppegrillocome portavoce di un movimento radicale e anti-sistema, ha svelato la sua essenza autoritaria e populistica fatta di epurazioni, scarsa sensibilità democratica, culto personalistico del leader, e ambiguità post-ideologica nella quale vanno bene tutti, fascisti compresi.
ingroiaAntonio Ingroia, magistrato antimafia, dopo aver esercitato per anni il potere giudiziario, tenta l’ingresso in politica per ridare fiato a una sinistra ridotta ai minimi termini che si affida al culto acritico della legalità, anticamera naturale di ogni ragionamento giustizialista e liberticida. Alla faccia della “rivoluzione”.
Oscar Giannino, giornalista di formazione repubblicana, si butta in politica con proposte ultraliberiste a base di privatizzazioni e smantellamento dello stato sociale: le stesse ricette che ci hanno condotti sull’orlo del baratro. Oscar_Giannino

Queste sono le maschere grottesche che vogliono contendersi il controllo delle nostre vite. In tutte le liste, personaggi della più varia estrazione cercano di entrare nei palazzi del potere italiano.
È piuttosto facile, dal nostro punto di vista, confutare la propaganda di quei politici che chiedono all’elettorato di affidarsi a loro per la risoluzione di tutti i problemi. Il crescente astensionismo e la dilagante sfiducia nei politicanti sono un chiaro segnale di come la gente si sia stancata di loro.
Risulta più difficile, invece, confutare le sirene di quei politicanti che fanno leva su concetti a noi cari come il rifiuto della delega, la partecipazione dal basso, l’orizzontalità delle decisioni, la spinta rivoluzionaria.
In realtà, ci basterebbe sottolineare l’intima contraddizione di chi predica la “rivoluzione” o lo “tsunami” e, nel frattempo, utilizza gli stessi strumenti che si vogliono contestare. Piaccia o non piaccia, se si vota e si manda qualcuno al parlamento, si opera una delega e si affida a qualcun altro il potere di decidere sulla nostra vita. Piaccia o non piaccia, se si aderisce a un partito dove c’è un leader che decide, l’orizzontalità e la partecipazione restano parole vuote.

Di fronte alla campagna elettorale, dunque, bisogna rimanere lucidi. E per rimanere lucidi è necessario comprendere quale sia la posta in gioco.
La crisi economica non è un incidente di percorso, né una maledizione scagliata da chissà quale ira divina. Lo sfacelo sociale nel quale ci dibattiamo discende direttamente dalle bcestrutture di potere che ci hanno sempre governato. Il capitalismo, specialmente nella sua forma finanziaria, è il sistema che ci uccide ogni giorno, che succhia le risorse del pianeta, che ci impoverisce sempre di più. Al vertice di questa piramide sociale ci sono cerchie ristrette di privilegiati, che tengono in pugno la maggior parte della ricchezza disponibile. Questi interessi vengono garantiti da organismi sovranazionali, e le esigenze parassitarie di queste élites economiche sono soddisfatte dalle politiche autoritarie e criminali degli stati. mendicante
Oggi più che mai, chi si candida al governo di una nazione sa perfettamente di entrare in questo meccanismo di potere globalizzato che ha regole molto precise, interessi consolidati da difendere, imperativi da far rispettare.
La vera illusione è quella di credere nella possibilità di riformare le istituzioni dall’interno, o di credere di poter giocare lealmente a un tavolo dove le carte sono truccate ed è previsto che a vincere sia solo il banco.
Nessuno aspirerebbe al potere se questo non procurasse dei vantaggi, prestigio, privilegi. Il potere è, per sua natura, ingiusto e corruttore.
Noi siamo avversi ad ogni forma di potere costituito, perché ogni potere costituito rappresenta una sopraffazione, una violenza, un’ingiustizia. Noi non vogliamo legittimare, con il voto, un sistema basato sullo sfruttamento e sull’oppressione.
logo autogestioneNoi proponiamo una diversa organizzazione sociale che faccia a meno dello Stato e che si basi sul principio della gestione diretta della produzione e della distribuzione egualitaria delle risorse sociali.

Per tutte queste ragioni, alla vigilia di questa nuova scadenza elettorale, noi anarchici invitiamo – come sempre – a non votare, rinnovando il nostro appello all’astensionismo rivoluzionario.
Parafrasando un vecchio scritto, quanto mai attuale, di un anarchico spezzino – Pasquale Binazzi – «la rivoluzione non è la rottura di un vetro, la ribellione sciocca alle guardie in un momento di sbornia, ma è l’azione costante, coscientemente ribelle a tutte le presenti ingiustizie, a tutte le attuali concezioni economiche politiche. Bisogna fare il grande vuoto all’attuale edificio sociale, non bisogna lasciarci assorbire né moralmente né finanziariamente, non bisogna alimentarlo, ma scavargli l’abisso che lo travolga».
L’abisso che travolgerà il potere sarà tanto più profondo quanto più radicate saranno le pratiche alternative di gestione della vita collettiva. Pratiche che non possono essere predefinite, ma che scaturiscono dal confronto, dalla condivisione e dal riconoscimento dei bisogni reali della società.
La libertà e l’uguaglianza nelle quali possono esprimersi al meglio gli esseri umani non si realizzeranno mai mettendo una croce sulla scheda elettorale.
La politica dal basso e l’azione diretta, così come noi le concepiamo, sono praticabili stimolando all’interno delle nostre comunità strutture di partecipazione non mediata, autorganizzate, necessarie tanto alle lotte per i diritti e la libertà, quanto alla costruzione, qui e ora, di un modo diverso, e più umano, di vivere.

Gruppo Anarchico “Andrea Salsedo” – Trapani

08/02/2013

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PARIGI-BAMAKO SOLA ANDATA

Riflessioni sulla guerra in Mali

L’11 gennaio il governo francese ha dato inizio a un’operazione militare in Mali. Ha dichiarato di intervenire per sostenere le unità maliane contro il terrorismo di matrice islamica che imperversa in quell’area e per difendere la popolazione dalle violenze. Qualche giorno dopo, il 14 e il 17, rispettivamente la Germania e l’Italia, attraverso i loro ministri degli esteri, hanno affermato di appoggiare l’attacco francese in Mali e di essere disponibili a offrire supporto logistico. In poche parole l’Europa è di nuovo in GUERRA. French-Soldier-Mali-e1358544524120Esaminando più nel dettaglio la questione ci si rende conto dell’infondatezza delle motivazioni ufficiali e delle mille contraddizioni che inevitabilmente ne scaturiscono.

È impossibile credere che sia stata l’emergenza umanitaria, causata dal colpo di stato in Mali, a spingere l’Europa a intraprendere questa nuova guerra. L’Africa è vessata, da decenni, da miriadi di focolai di violenza e nessuna potenza occidentale se ne è mai seriamente interessata. Si dirà che in Mali ad aggravare la situazione c’è l’emergenza “terrorismo islamico”. Perché, allora, non si è ingaggiata battaglia contro le milizie islamiche al_2456520bBoko Haram che stuprano, uccidono e torturano civili dal 2002 nel nord della Nigeria, o contro l’organizzazione Al-Shabaab, considerata ufficialmente una cellula di Al-Qaeda, che dal 2006 ad oggi si è macchiata di migliaia di omicidi nel sud della Somalia?

Perché l’Europa non interviene in Siria o in Congo – paesi in cui la popolazione civile è sotto attacco da mesi e i morti ormai non si contano più (in Siria si stima siano più di 60 mila) – ed è invece intervenuta in Libia?

Come mai i “disordini” in Mali sono cominciati all’indomani dell’uccisione di Gheddafi e proprio per mano dei Tuareg del Movimento Nazionale per la Liberazione dell’Azawad, un Mali_cartegruppo armato che innumerevoli fonti giornalistiche dicono essere stato finanziato e armato dal governo francese durante la guerra libica? Da sempre i separatisti Tuareg lottano per l’indipendenza della regione dell’Azawad, nel nord del paese, intrattenendo
rapporti costanti anche con Ansar Dine (milizia islamica costituita prevalentemente da Tuareg). È difficile credere che la Francia non sapesse a chi forniva soldi, armi e istruttori militari.

Dobbiamo considerare questa “nuova” guerra come la prosecuzione naturale della campagna libica e renderci conto che, probabilmente, ci troviamo di fronte a una precisa strategia neo-coloniale di controllo politico del territorio, finalizzato allo sfruttamento delle risorse naturali e inquadrato in un’ottica di contrasto dell’avanzata dei capitali cinesi in Africa. La Cina, infatti, è il primo partner commerciale di Tanzania, Zambia, cina-aiuto-o-minaccia-per-lafrica-L-ZBr5ApCongo ed Etiopia (dove il PIL cresce con una media del 5,2% l’anno, cifre impressionanti) e in molte zone vanta l’esclusiva sui diritti di estrazione delle risorse. Il prossimo futuro sarà contraddistinto da crisi energetiche e difficoltà di approvvigionamento di materie prime e non c’è da stupirsi che il capitalismo mondiale stia correndo ai ripari per garantirsi, con ogni mezzo, una parte del bottino. I governi sanno che la guerra è un mezzo impareggiabile per movimentare repentinamente capitali enormi e risollevare la produzione industriale (fiaccata dalla crisi economica) e per riorganizzare, in un sol colpo, equilibri politici ritenuti non più funzionali.

È falso che la guerra sia l’extrema ratio in fatto di politica estera. Gli stati la utilizzano come e quando vogliono, e vi si preparano costantemente. L’Italia ne è un esempio: la Penisola è costellata di basi militari italiane e americane (le cosiddette servitù militari) che continuamente vengono ampliate e dotate di nuovi strumenti di morte, come si sta facendo a Niscemi (CL) con la costruzione del Mobile User Objective System (MUOS), un sistema di antenne ad alta frequenza per la comunicazione satellitare, altamente nocivo per la salute umana.
f-35In Italia ogni giorno circa duemila persone perdono il lavoro, per un totale, entro la fine dell’anno, di più di quattro milioni di disoccupati, uomini e donne ai quali dobbiamo sommare l’enorme numero di cassaintegrati e precari.
Nonostante questo scenario catastrofico, il governo ha pensato bene di spendere 15 miliardi di euro (il costo di una legge finanziaria) per acquistare novanta cacciabombardieri F-35. Come se non bastasse, il ministero della difesa è l’unico ad aver ottenuto dal governo Monti un aumento delle dotazioni finanziarie (oltre un miliardo nei prossimi tre anni).
Anche Trapani ha toccato con mano gli effetti nefasti del vivere in un territorio militarizzato: l’aeroporto militare di Birgi è stato tra i più utilizzati durante la guerra in Libia e gli effetti sull’economia cittadina, a causa del blocco totale delle partenze degli aerei civili, sono stati devastanti. E non si può escludere che la base verrà utilizzata per le operazioni in Mali e che Trapani, suo malgrado, ridiverrà un teatro di guerra.

Per nulla secondario è, inoltre, l’effetto del conflitto sulla vita politica interna. L’allarme costante per eventuali attacchi terroristici di rappresaglia e/o il moltiplicarsi in maniera esponenziale, a causa dei profughi, dell’immigrazione “clandestina” offrono solidi pretesti per restringere le già fittissime trame della legge e reprimere più “efficacemente” il dissenso interno, creando nuovi reati o inasprendo le pene per quelli già previsti. tanticontrouno
L’assottigliamento dei diritti causato dal clima emergenziale permette alle forze politiche al governo di eludere il dibattito ed approcciarsi ai problemi sociali, politici e sindacali come fossero mere questioni di ordine pubblico.
La guerra è la quintessenza del capitalismo e finché esisterà il capitalismo esisterà la guerra.
Il capitalismo e lo stato sono da sempre alleati in una guerra senza fine contro ognuno di noi. Quando non possono usare né fucili né bombe, in tempo di pace, hanno armi altrettanto devastanti socialmente: il precariato, la disoccupazione, i licenziamenti, la cassa integrazione, i radar nocivi come il MUOS, le opere inutili e pericolose come il TAV o le fabbriche della morte come l’ILVA.
Non è economia. È violenza. È guerra.

Gruppo Anarchico “Andrea Salsedo” – Trapani

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Foto presidio NO MUOS – Trapani, 19 gennaio

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19 GENNAIO, IN PIAZZA A TRAPANI CONTRO IL MUOS

Sabato 19 gennaio dalle ore 17,00 davanti la Casina delle Palme a Trapani, il Gruppo Anarchico “Andrea Salsedo” e il Coordinamento per la Pace organizzano un presidio informativo nell’ambito della mobilitazione nazionale indetta dal Coordinamento regionale dei Comitati di Base NO MUOS per sostenere la lotta popolare contro la realizzazione del sistema radar satellitare della Marina militare USA a Niscemi.
L’iniziativa è volta a sensibilizzare l’opinione pubblica sull’estrema dannosità del MUOS nonché a manifestare contro l’atteggiamento autoritario e repressivo recentemente assunto dal governo italiano nei confronti della protesta popolare.

Clicca sull’immagine per leggere il volantino:

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«WELCOME» AL CIRCOLO LIBERTARIO

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Welcome, è un film diretto da Philippe Lioret (2009). La pellicola ha ottenuto ben dieci candidature ai Premi César 2010, fra cui quelle per il miglior film e il miglior regista.

Welcome è un film che mette in evidenza le condizioni in cui gli immigrati irregolari, ogni giorno, sono costretti sempre più duramente a vivere nella “fortezza europea”.
Una storia come tante alla ricerca della libertà o, nel caso di Bilal (il giovane curdo-iracheno protagonista), anche alla ricerca della sua compagna Mina, trasferitasi con la famiglia in Gran Bretagna. Arrivato nel Nord della Francia, a Bilal non resta che l’ultimo ostacolo. Qui conosce e diventa amico di Simon, un istruttore che lo allenerà per un’impresa impossibile: superare la Manica a nuoto.

Domenica 13 gennaio alle 21.00 al Circolo Libertario

Viale Regione Siciliana 115 – Trapani

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